Come fare analisi logica? In cosa consiste e come orientarsi tra frasi ed esercizi? Oggi proveremo a rispondere a queste domande, spiegando esattamente come farla ed a cosa prestare la massima attenzione.
A cosa serve l’analisi logica?
Innanzitutto sarà bene, ancor prima di capire come fare l’analisi logica, determinare a cosa serve. Con tale analisi sarà possibile individuare, all’interno di una frase, gli elementi che la compongono e la funzione che svolgono. Le parole potranno quindi assumere un ruolo, come il soggetto, il predicato, l’attributo e tutti gli altri come attributo e apposizione che sono organizzate attorno a quello che è l’elemento principale, cioè il verbo.
Fare analisi logica quindi, significa concentrarsi sui ruoli di ognuno degli elementi che compongono la frase e relative relazioni che legano tali elementi. Per fare analisi logica ci sono alcune regole da rispettare, nonché un ordine di analisi corretto per farla.
Come si fa l’analisi logica?
Prima di cominciare un’analisi logica, è bene porsi alcune domande sul testo preso in considerazione, come ad esempio qual’è il significato di quanto letto, la funzione delle varie parole che compongono la frase ed infine capire da quale rapporto sono legate.
Per fare analisi logica, in quest’ordine, dovranno essere individuati il verbo, il soggetto, il complemento oggetto ed infine i restanti complementi.
Gli elementi della frase
Cerchiamo ora di capire insieme come individuare gli elementi di una frase.
• Predicato: è il verbo che sta a indicare l’azione compiuta. Si distingue in nominale (formato dalla copula, quindi il verbo essere, e da una parte nominale, quindi il nome del predicato) ed in verbale. Distinguerli a volte non è semplice, ma basterà tenere presente che il predicato verbale è composto solamente da verbi che descrivono un’azione legata al soggetto, fatta o subita.
• Soggetto: in una frase attiva, è colui che compie un’azione, mentre in quella passiva sarà colui che la subisce.
• Attributi e apposizioni: nel primo caso, facendo analisi logica, si troverà un aggettivo, o eventualmente un participio passato utilizzato con la stessa funzione. Esempio: “Mario ha un bellissimo zaino”, in questo caso bellissimo è l’attributo.
Nel caso dell’apposizione, che spesso può accadere di confondere con l’attributo, si trova un nome con la funzione di qualificare un altro nome. Esempio: “Mario, studente della Sapienza, si è trasferito a Roma”, in questo caso studente è l’apposizione di Mario.
• Complementi: questi sono gli elementi necessari per il completamento delle informazioni inerenti la frase. All’interno dei complementi, troviamo tre grandi categorie, cioè i diretti, gli indiretti e gli avverbiali.
I complementi
Un “capitolo” a parte, meritano i complementi, per la loro particolare suddivisione. I complementi diretti sono così suddivisi:
• oggetto: le domande a cui fornisce una risposta sono chi? Che cosa? L’azione del predicato quindi, ricadrà direttamente su esso.
• predicativo: suddiviso a sua volta in predicativo del soggetto e predicativo dell’oggetto.
In seconda battuta troviamo i complementi indiretti, cioè introdotti da una preposizione. Le tipologie sono moltissime, ed ognuna di questa servirà a fornire una risposta ad una domanda specifica. Tra i principali possiamo trovare:
• di termine: in risposta alla domanda a chi? A che cosa?
• di specificazione: in questo caso in risposta alla domanda di chi? Di che cosa?
• d’agente: risposta alla domanda da chi?
• di causa efficiente: risposta alla domanda da che cosa?
• di luogo: suddiviso a sua volta in stato di luogo, di moto per luogo ed infine di moto a luogo.
• di tempo: suddiviso in continuato e determinato. Nel primo casa risponde alla domanda per quanto tempo? Nel secondo caso alla domanda: quando?
• di modo: come?
• di mezzo: risponde alla domanda per mezzo di cosa?
• di compagnia: risponde alla domanda con chi?
• di causa: risponde alla domanda per quale causa?
• di fine: risponde alla domanda per quale scopo?
• di argomento: risponde alla domanda su cosa?