Il novecento è stato il secolo dei totalitarismi. Da un parte all’altra del mondo popolazioni di diversi paesi sono state colpite e martoriate dalle politiche dittatoriali di capi di governo che spesso e volentieri avevano preso il potere con la forza, annullando ogni opposizione e mettendo a tacere le voci fuori dal coro. I regimi che sono passati alla storia per la loro crudeltà, violenza e brutalità sono moltissimi e spalmati uniformemente su tutto il globo. Si parte dalla Germania nazista di Hitler, ai regimi dei colonnelli (Videla, Pinochet, Trujillo e Branco) in sud America, passando per la Spagna fascista di Franco, lo Stalinismo in Russia per finire con i moltissimi e sanguinosissimi regimi africani. Tutti regimi guidati da personaggi obsoleti che spiccavano per la loro crudeltà e nella grandiosa abilità di soggiogare i loro concittadini.
Anche l’Italia può tristemente vantare un periodo totalitario; il ventennio fascista di Benito Mussolini.
Cos’è il fascismo?
Il fascismo è il capostipite di tutti i regimi nazionalisti, autoritari e totalitari di destra; e nasce in Italia, con la fondazione dei “fasci di combattimento”, nel 1919 per volontà e da un’idea del politico Benito Mussolini.
Perché fascismo?
Il termine deriva dalla parola latina “fascis” e fa riferimento ai fasci (le armi usati dagli antichi littori, ovvero coloro che avevano il compito di proteggere le cariche pubbliche nell’antica Roma).
Cosa voleva il fascismo?
Le idee politiche del fascismo erano principalmente autarchiche (ovvero far raggiungere l’autosufficienza economica all’Italia eliminando qualsiasi tipo di commercio con gli altri paesi), “dirigiste” (ovvero il governo effettuava forti pressioni sulle industrie e aziende decidendo a tavolino dove indirizzare le risorse controllando così l’intero ciclo produttivo), espansionistiche/imperialistiche e sovraniste.
Il fascismo era fondato sul mito dell’antica Roma e Mussolini cercò in tutti i modi di restaurare i fasti dell’impero attuando una politica espansionistica che faceva leva sulla superiorità del popolo italiano dovuta alla sua “alta civilizzazione”.
Mussolini ebbe il merito di riuscire a portare in pochi anni uno sparuto manipolo di reduci di guerra che chiedeva principalmente riconoscenza e riconoscimenti per la vittoria a metà nella prima guerra mondiale, alla conquista del potere nel 1922 con un colpo di stato. La famosissima marcia su Roma.
La marcia su Roma
La marcia su Roma avvenne dopo mesi di violenze perpetrate dalle squadre dei fasci di combattimento verso tutti coloro che si opponevano alla loro ascesa al potere; fu proprio grazie a queste azioni intimidatorie che i fascisti riuscirono ad ottenere consensi e il numero di uomini necessario per realizzare il grande progetto di Mussolini, prendersi il potere esecutivo a Roma con la forza.
Quando iniziò la marcia su Roma?
La marcia iniziò ufficialmente il 26 ottobre 1922 con Perugia come commando generale dell’azione. Dal capoluogo Umbro infatti i quattro QUADRUMVIRI di Mussolini (Italo Balbo, Emilio De Bono, Michele Bianchi e Cesare Maria De Vecchi) studiarono il piano per far raggiungere la capitale del Regno D’Italia alle ventimila camice nere che erano raggruppate tra Santa Marinella, Tivoli, Monterotondo e il Volturno.
Come si svolse la marcia su Roma?
Il 27 Ottobre gli squadroni fascisti, coordinati dai quadrumviri, requisirono la maggior parte dei convogli ferroviari presenti nelle zone occupate e si mossero verso la capitale; che era difesa a sua volta da 28.400 soldati. In tutto questo Mussolini non si trovava al seguito dei suoi uomini, ma bensì a Milano, dove stava preparando la sua ascesa al potere dalla sede del giornale “Il popolo d’Italia”. Più le ore passavano e più la notizia della marcia si diffondeva. Questo spinse molti estimatori del fascismo da ogni parte d’Italia ad unirsi agli squadroni, che erano coordinati nella parte militare da Italo Balbo, e assieme a loro raggiungere Roma.
La risposta del governo in carica. Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre Luigi Facta (capo del governo) avvertito della marcia su Roma si riunì con i suoi ministri e alle 6 del mattino del 28 ottobre dichiarò lo stato d’assedio, ma il re, Vittorio Emanuele III, si rifiutò di controfirmarlo provocando così le dimissioni del capo del governo. Il paese era dunque senza governo e con la capitale assediata da centinaia di migliaia di camicie nere. Questo spinse il regnante di casa Savoia a convocare Mussolini a Roma; che partì in treno da Milano la sera del 29 ottobre e raggiunse la capitale italiana la mattina del 30
I negoziati tra Vittorio Emanuele III e Mussolini
Una volta raggiunta Roma il futuro dittatore di origine romagnola si rese conto che il suo piano si era realizzato nei minimi dettagli. Una folla festante di camice nero lo stava aspettando alla stazione ferroviaria per scortarlo fino al quirinale per l’udienza con il re. L’incontro tra i due durò circa un’ora e si concluse con l’incarico ufficiale da parte del re a Benito Mussolini di formare un nuovo governo.
Conclusione della marcia su Roma
La marcia su Roma si concluse ufficialmente il 31 ottobre 1922 quando, in concomitanza con la sfilata di plotoni e plotoni di camicie nere davanti a Vittorio Emanuele III, Mussolini fece pubblicare in prima pagina del “Il Popolo d’Italia” un chiarissimo “rompete le righe”. Da questi giorni turbolenti nacque il ventennio fascista; un periodo buio della storia italiana che portò a molti delitti (per esempio il delitto Matteotti), alla promulgazione delle leggi raziali e alla partecipazione nella seconda guerra.